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La demolizione del Ponte Morandi


In questi giorni stanno demolendo il Ponte Morandi, non riesco a vedere quelle immagini, mi si stazia il cuore. Credo che questa sensazione si possa paragonare alla sensazione che si potrebbe provare se ad un tuo caro dicessero: il pollice della sua mano destra è in cancrena, dobbiamo tagliare via tutto il braccio fino alla spalla perchè le protesi del braccio completo durano 1000 anni più delle protesi di un solo pollice. E tu lo sai che tutto il braccio si può salvare perchè è sano! Ma l'ospedale ha ricevuto in regalo solo semplici protesi di braccia e non opere di alta ingegneria meccanica di pollici, e i medici non vogliono perdere tempo per non mettere in discussione la loro efficienza. Mi ricordo la prima volta che passai sul Ponte Morandi, era il 1996, non ero così piccola, ma del mondo ancora non avevo visto nulla, frequentavo le superiori e stavamo andando all'areoporto di Genova. Quello sarebbe stato il mio primo volo, e forse fu per l'euforia del viaggio, ma quando si passò sul Ponte Morandi mi sembrò di fare un giro sulle montagne russe: ma chi se l'aspettava di vedere una struttura così fantascientifica! Quando ci penso ancora rivivo il passaggio tra quei tiranti come in una ripresa cinematografica di Hollywood. Il Ponte Morandi non andava demolito, andava integrato. In una Italia in cui non si lascia andare nulla di vecchio, di stantio, di putrefatto, ci si vanta invece di demolire un simbolo dello sviluppo urbanistico, strutturale e sopratutto intellettuale, della nostra nazione. Per sostituirlo con un viadotto, ottenuto da un progetto regalato per la cui realizzazione è stato fatto un decreto speciale che scavalca gli iter burocratici esistenti (a testimonianza di come la nostra burocrazia ordinaria sia farraginosa). Un viadotto che con i sui 43 lampioni, sarà un monumento funebre, ai caduti, ma anche al coraggio e all'ingegno. Dei protagonisti di questa vicenda non ho stima di nessuno, solo di Morandi che già negli anni '80 aveva denunciato i difetti del pilone crollato. Dal punto di vista della critica architettonica ci siamo invece trovati di fronti ad un paradosso: i sostenitori dell'architettura contemporanea volevano restaurare il ponte, i conservatori demolirlo per farne uno nuovo. Entrambi sanno che la costruzione del viadotto sarà un passo indietro nella cultura architettonica.

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