Dopo tanti "dolori" ecco una "gioia"!
Questo credo sia un buon esempio di architettura razionalista: orizzontali e verticalità sono ben bilanciate, così come la frammentalità e la compattezza, il colore e la materialità. La composizione architettonica è un'operazione delicata e cadere nel monotono in edifici di grande dimensione è facile, ma questo edificio risponde bene a questi problemi.
Peccato per la distruzione del loggiato continuo all'ultimo piano, anche di fronte ad un buon esempio di architettura, non sappiamo resistere a fare come cazzo ci pare, tanto... non se ne accorge nessuno...
Questo è il lato sinistro del fronte principale:
si vede bene l'articolazione su più livelli del fronte su strada che crea ombreggiature che rafforzano la composizione marcata della facciata.
Ma l'intevento più delicato è l'attacco a terra sulla sinistra.
Un piccolo blocco stretto e lungo, staccato dal grande volume residenziale che collega al terreno la fascia dei piani d'uffici.
L'uso della pietra a facciavista non è presente da nessun altra parte, come se questo piccolo volume fosse stato pensato come una preesistenza, o un'aggiunta! come se si fosse voluto ricreare la logica costruttiva di un borgo (come tanti ce ne sono a massa), senza dimenticare la grazia compositiva del razionalismo italiano.
Anche qua il progettista ha giocato con i volumi aggiunti, questo è dalla parte diametralmente opposta al volume rivestito in pietra, l'aria è più industriale e nonostante il grande blocco alla sua sinistra, riesce a prendere il sole.
Come sul terrazza in facciata, non si è riuscito resistere all'abusivismo: serra e volume sottostante non sono originali; Aravena deve essere passato di qua prima di concepire i suoi Elemenal: autocompletamento da parte del fruitore dell'edificio.